– Mi diceva, signorina D., chi ha incontrato in metro, l’altra sera?
– Signor Marco, è stata un’apparizione. Si muoveva a scatti, piccolo, magro alle ossa, tutto incurvato sulla schiena; storte anche le gambe e le braccia. Indossava vecchie e grosse scarpe tenute insieme alla meglio dai lacci. Consumate ai lati, lasciavano intravedere piedi anch’essi storti, e gonfi. Aveva il viso allungato come il muso di un cavallo, e storto pure quello; dagli zigomi sporgenti, la fronte alta e irregolare, i capelli lunghi fin sotto alle spalle, radi e unti, e gli occhi a palla sporgenti dalle scure orbite sotto alle sopracciglia folte, grigie e ribelli. Me lo sono visto apparire sulla banchina affollata del Duomo, dove stavo aspettando il treno della gialla per tornare a Ponte Lambro. Si muoveva a scatti come un animale selvaggio in fuga da un predatore in una foresta umana, ora acquattandosi su un sedile, ora rifugiandosi dietro a una colonna, facendo lo slalom tra le persone, rifuggendo da esse come un insetto piante carnivore. Tornava a Leggi il seguito di questo post »