un impiegato in favela

Traffico

In Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno on 5 settembre 2015 at 15:45

Da Finestra sulla Sierra Leone Il ritorno, di Un impiegato in favela

– Madieu! Dove vai? Vai contromano?

– Ahah! Mr. Marco, non è contromano.

traffico sierraleonese

– Come non è contromano? C’è un cartello tanto “divieto di accesso”.

– Perché questa mattina era vietato andare da questa parte, adesso non è vietato.

– E perché non tolgono il cartello?

– Si sono dimenticati.

– E perché arrivano le auto dall’altra direzione?

– Di pomeriggio la strada è a due sensi.

– E di mattina è senso unico?

– Sì.

– Vabbè. Tanto ormai siamo alla fine della strada. Inutile discussione… Ma perché ieri siamo passati dalla strada sopra allora? Era pomeriggio, mi ricordo.

– Ahahah!

– Madieu, hai una risata esplosiva. Dai, dimmi, perché?

– Perché ieri non pioveva.

– E allora?

– Mr. Marco, oggi piove e quindi la strada del mercato è libera dalla folla. Si può passare di legge e di fatto. Quando non piove c’è troppo folla qui, e di fatto non si passa né da una parte né dall’altra.

– E perché c’è questo traffico adesso?

– Chissà, un camion cinese ribaltato come quello di ieri che tiravano su dal fango con la gru, oppure un tamponamento con fuga…

– Che cos’è il tamponamento con fuga?

– Un’auto ne tampona un’altra, e poi se non si è rotto il motore o non si è bucata una gomma, o qualche volta anche con una gomma bucata, il tamponatore chiude bene i finestrini, chiude la serratura dell’auto, ingrana la retro, poi la prima e schizza via. Se non lo inseguono, è salvo senza pagare danni.

– Come quello di ieri che si è schiantato in moto?

– Quale?

– Quello che si è rialzato con la gamba che gli penzolava sotto la moto.

– Ahahah! Come quello, sì, più o meno; ma quello scappava dalla polizia del traffico che gli avrebbe fatto pagare la multa.

– Ma aveva una gamba rotta.

– Ahahah! Mr. Marco, ma non sentiva niente, si sarebbe rotto anche l’altra per non pagare.

– E quanto avrebbe pagato?

– Cinquantamila Leones.

– Dieci euro.

– Come?

– Dieci euro. In effetti è tanto. Che cos’è adesso questa fila?

– Più avanti comincia la strada dei massaggi.

– La strada di che?

– Dei massaggi africani. Ahaha! La chiamano così per le buche. Vedrai quando ci siamo sopra: il sedile ti massaggerà schiena e fondoschiena.

– Ma ieri non c’era questo casino qui.

– Le piogge peggiorano la strada. E poi, ah ecco. Ahaha! C’è una nuova iniziativa. Yessir!

– Che vuole questo soldato?

– Mr. Marco, devi scendere a lavarti le mani.

– Perché?

– Una nuova iniziativa del governo.

– Io devo scendere, e tu no?

– Gli autisti no, solo i passeggeri.

– Certo. Mi pare ragionevole. Ma non lo facevano durante l’ebola peggiore, lo fanno ora che ci sono stati due casi in tutto agosto? E poi se ho l’ebola in corpo, a che serve che mi lavo le mani?

– Mr. Marco, è un po’ come dover scegliere la strada da imboccare a seconda che piova o no. Però è meglio che scendi come sta indicando il militare, che poi si innervosisce e agita il fucilino. Poi così, se scendi, magari andiamo avanti. Magari il cielo si apre, magari la strada dei massaggi africani stanotte è stata investita da un’ondata di fango e si è un po’ appiattita; prima o poi ricomincerà l’asfalto. Vedi là in fondo, dove il cielo si apre? Dove c’è quella grande cupola là in fondo? È la moschea di Gheddafi… La vedi? Là c’è una strada asfaltata e tutto dovrebbe riprendere a scorrere. Dai, Mr. Marco, scendi e lavati le mani.

– Certo, ci mancherebbe. Yessir! Non si preoccupi! Ora scendo a lavarmi le mani! Così sconfiggeremo l’ebola!

Un impiegato in favela

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