un impiegato in favela

Un esercito diverso

In Finestra sulla terra on 18 giugno 2015 at 09:33

Da Finestra sulla terra, di Un ricercatore in favela

un esercito diverso foto 7

In Sierra Leone capita di trovarsi di fronte un esercito, un esercito pacifico e silenzioso, armato di zappe, badili e buona volontà. È l’esercito dei contadini provenienti dagli angoli più remoti dei distretti di Bombali, Port Loko e Kambia, in rappresentanza dei loro villaggi. Questa volta si sono riuniti a Kambia e per la verità non sono armati né di fucili né di attrezzi da lavoro ma di carta e penna, e anziché divise militari indossano abiti a festa.

L’insegnante di matematica delle medie quando non studiavo mi diceva in maniera affettuosa: “ti stai preparando molto bene a zappare la terra!”…dopo aver visto questo “esercito” ho pensato: ma chi ha detto che chi non va a scuola finisce a lavorare sui campi? Perché i contadini erano radunati proprio per andare a scuola e, più precisamente, per imparare a coltivare l’anacardio. Non erano affatto a disagio in questa veste insolita, anzi erano interessati e motivati come i bambini al primo giorno in classe. Lo erano perché la coltura dell’anacardio rappresenta per loro e le loro famiglie una opportunità per migliorare le condizioni di vita e combattere la povertà. Con il reddito che posso ricavare potranno comperare cibo, vestiti e pagare la scuola ai figli. Alcuni prima coltivavano la palma ma bisogna arrampicarsi in cima all’albero per raccogliere la noce, è pericoloso e a un certa età non ce la si fa più. Il frutto dell’anacardio si raccoglie facilmente, senza dover arrampicare. Per loro la terra è la vera ricchezza: è risorsa e vita, e come tale va curata con sapienza e rispetto.

Di seguito la cronaca di un giorno a scuola con i contadini.

La mattina si comincia con le preghiere. Qui si prega tutti assieme, cristiani e musulmani: quando recitano i primi i secondi ascoltano in silenzio e poi le parti si invertono.

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Poi partono le lezioni. Sono state trattate le buone pratiche agronomiche, le proprietà nutrizionali del frutto, quali prodotti possono essere ottenuti dalla lavorazione del raccolto, quali i fattori che ne determinano il prezzo.

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Si è discusso su quando è il miglior momento per trasferire le piante dal vivaio al campo, come scegliere il posto adatto per stabilire la piantagione e come preparare il terreno. I contadini hanno preso appunti, interagito, partecipato.

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Tutto è avvenuto in pieno stile africano: solenne, pittoresco e animato. Più che lezioni di scuola sembravano comizi, e l’insegnante un animatore. È uno show!

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Tutto ha presto assunto l’aspetto di una grande assemblea: dopo la spiegazione ognuno interviene, dice la sua, partecipa attivamente. Il dibattito è collegiale. Tutti esprimono opinioni e dubbi, tutti condividono soluzioni, metodi e idee. L’insegnante finisce a fare il moderatore.

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A metà giornata, come in ogni scuola che si rispetti, si fa merenda tutti assieme con riso e groundnut soup. Come si sa si lavora meglio a stomaco pieno.

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Le attività riprendono, e quando la stanchezza comincia a farsi sentire e l’attenzione viene un po’ meno ci si risveglia con qualche danza o qualche esercizio fisico, tutto sempre collettivo!

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E infine arriva l’ora di fare un po’ di pratica sul campo per provare quanto è bene distanziare le piante l’una dall’altra e quanto in profondità vanno piantate.

Quando torneranno a casa nei loro villaggi questi “scolari” trasmetteranno e diffonderanno nelle loro comunità le conoscenze che hanno appreso, come una cascata in cui il flusso dell’acqua si allarga man mano che scende verso il basso.

Tra poco tempo potranno applicare quello che hanno imparato nel loro villaggio, sulle loro piantagioni. Questi erano giorni di festa a Kambia per le comunità di contadini dei distretti di Bombali, Port Loko e Kambia!

Un saluto alla finestra dall’esercito dei contadini-studenti.

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Un ricercatore in favela

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