Rosso intenso è il colore della brace che arde ai margini della Cemetery Road di notte, e la brace illumina i volti scavati e scuri degli adulti e dei bimbi mentre ci prepariamo la cena. Guadiamo le pozzanghere, sfioriamo le fronde indifferenti aggrappate ai rami degli alberi che fanno radici tra le lapidi che sono state incastonate qui quando le persone finivano di vivere e scomparivano per ragioni diverse. La torcia tenue ci fa strada sulla terra battuta e scavata dagli anni; oppure, della torcia, ne facciamo a meno, tanto la strada la conosciamo bene. Tremano le candele nelle baracche di legno e zinco dove abitano i miei amici e dove vendono le cose. Tremano le rare stelle: la luna questa sera è ingombrante e le oscura. Un’ombra bianca ci viene incontro. “Good evening”, rispondiamo con un sospiro; solo con un sospiro perché non vogliamo disturbare il buio e la notte. Mi chiamo Alimatu, sono una delle quattro ombre più piccole che seguono quella più grande e la luce della luna si riflette sul sorriso dei miei fratelli piccoli e delle mie sorelle piccole quando il bianco risponde al nostro saluto. Meta è la più piccola e ha il viso buffo, con gli occhi grandi e la piccola bocca dalle labbra spesse spalancata. Lo so io perché ha la bocca aperta e gli occhi lucidi di curiosità e timore, lo so io a che cosa sta pensando: è la prima volta che vede un’ombra bianca. Meta ha il viso nero anche con la bocca aperta perché ha perso i due denti davanti, ma io lo so che ricresceranno. Passeggiamo lentamente e auguriamo buon Natale al bianco che passeggia veloce e ci risponde “Merry Christmas”. Il bianco si ferma, ci dice che siamo carini e ci chiede come ci chiamiamo: Alimatu, Meta, Hassan e Baba, ci chiamiamo. Oggi sono felice perché la brace fa luce nella Cemetery Road; tra poco mangiamo, indossiamo gli occhiali di plastica colorati e i vestiti colorati che mi piacciono tanto anche se non si vede che sono colorati perché stiamo camminando in un sentiero buio, ma noi lo sappiamo che sono colorati e per questo mi piacciono tanto. La mamma ha detto al bianco che dobbiamo dare un calcio all’ebola e noi aspettiamo che riapra la scuola, che la brace finisca di cuocere la cena e che torni la luce del mattino.