
la Via Sacra (la via Crucis) della favela Rocinha, tradizione viva da più di vent’anni. #finestrasullafavela (foto di Cristina Moreira, abitante di Rocinha)
Un ubriaco vomitava addosso a Giuda parole di disprezzo, mentre un soldato romano lo teneva lontano puntandogli la spada alla gola e minacciandolo di portarlo alla più vicina delegacia della polizia pacificatrice; due giovani ladri venivano percossi dalle spade, le fruste e gli sputi dei soldati romani: erano chiamati ladroni, e tenevano a stento il passo di un terzo criminale vestito di un cencio sudicio e un manto di sangue. Attorno ai tre giustiziati, i bimbi e i giovani approfittavano che la estrada da Gávea era chiusa al traffico per seguire la processione facendo stridere sull’asfalto gli skate, infilandosi nella folla, scomparendo e ricomparendo, e ridendo in faccia ad una giovane ragazza in processione con il viso truccato da teschio: bimbi irriverenti al cospetto della morte.
– Ti ricordi di quel giornalista grasso che si è presentato con la telecamera nascosta al baile funky, di quei balli di una volta, eh, quando i ragazzi con gli Uzi stavano nei camarote, e le ragazze tornavano a casa gravide senza che le ragazze stesse e nessun altro potesse sapere chi fosse il padre, ché si faceva tutto al buio? – chiedeva il vecchio al giovane. – Quel tipo là, quando se ne accorsero, che stava filmando, lo portarono via e di lui restò solo un pezzo di osso e un pezzo di telecamera: dicono che gli tagliarono le gambe che era ancora vivo, e che lo fecero a pezzi, e che fecero evaporare quanto rimaneva nel forno a microonde, ti ricordi questa storia?
– Vagamente, nonno, ero piccolo, però mi ricordo della fila di fronte al macellaio, quella dei ladri che erano stati condannati al trattamento.
– Bravo, hai ragione, – approvava il nonno mentre gli luccicavano gli occhi, non per il ricordo delle torture, ma per la vecchiaia e per la birra di prima (nessuno beve durante la Via Sacra di Rocinha), – ecco, questo nostro Cristo e questi ladroni mi ricordano ciascuno di quei ragazzi, meu querido.
Un bimbo dalla pelle scura, gli occhi grandi e il naso a patata, risalì di corsa la curva do S spintonando, accartocciandosi, e passando tra le gambe della gente, fino ad aggrapparsi come un ragnetto sul muro a strapiombo che separa il ramo asfaltato a valle da quello a monte del tornante. Salì a cavalcioni sulla ringhiera di ferro a margine del marciapiede, e qui raggiunse una bimba dalla pelle olivastra, gli occhi grandi e i capelli ricci biondi. I due bimbi si scambiarono uno sguardo lucido di felicità e, spalancando la bocca per la sorpresa, si voltarono verso il palco di una delle stazioni della via Sacra, dove due madri, gridando di disperazione, recriminando e soffocando in gola i loro lamenti, accompagnavano la sofferenza attonita di Maria. Nessuno, nella folla attorno, insultava le donne, come nessuno insultava i ladroni, ma tutti osservavano commossi e incuriositi. Una folla di cattolici, di evangelici e di makumbeiros abitanti di Rocinha procedette così fino allo spiazzo della Nossa Senhora da Boa Viagem, la principale Chiesa cattolica di Rocinha, dal tetto a scivolo come quello di San Francesco d’Assisi, e accolse i ladroni e l’altro condannato, assistendo al loro martirio sulle croci, mentre il sangue scorreva giù sul collo e sul petto, e impregnava i cenci sporchi e arrivava alle caviglie, e imbrattava il pavimento. Il bimbo con il naso a patata e la bimba dai capelli ricci ora montavano a turno sulle spalle di uno tio, per scavalcare la folla, e continuavano ad osservare in silenzio.
Il corpo di Cristo fu fatto scendere dalla croce e fu portato davanti alla Chiesa, e Maria, sorreggendolo tra le braccia, si sedette. La folla fece lo stesso. Il bimbo e la bimba restarono tra le braccia dello tio, che ora li proteggeva da un accenno di inquietudine che si sentivano crescere in gola e nella pancia. Il corpo martoriato fu afferrato dai soldati romani per essere trascinato via. Maria gridò di disperazione e si sollevò, e la folla tornò in piedi con lei, e lei spiegò le braccia per raggiungere suo figlio, e la folla si accalcò per aiutarla, mentre lo staff della Via Sacra di Rocinha invitava gli spettatori alla calma. I due bimbi dagli occhi grandi tornarono sulle spalle dello tio, per capire che cosa succedesse, le luci sparate dai riflettori si intensificarono e si agitarono, e per tutta la valle risuonarono note di una musica di violini, una musica diversa dal funk, e in molti si sentirono come se stessero per prendere il volo, mentre lassù in alto ricomparve Cristo, con un mantello candido, libero da tracce di sangue, in bilico sul davanzale della finestra del campanile, tenuto per le caviglie da due braccia che spuntavano dall’oscurità; sorridente, aggrappandosi alla meglio alle pareti della finestra, rassicurava il pubblico sottostante che dischiuse un sospiro e un applauso.
L’applauso continuò a crescere, insieme a grida entusiaste e a fischi di approvazione, come quando vince il Flamengo.
– La via Sacra di Rocinha è una tradizione decennale, è ormai un patrimonio di Rio, – incalzò una voce che proveniva da un microfono, – ed è la dimostrazione che anche un abitante di favela, anche un favelado, può fare cultura, e può creare momenti sublimi! Viva la via Sacra di Rocinha! Viva la Rocinha! Felice Pasqua a tutti!