un impiegato in favela

Toca, uomo di fatica

In Finestra sulla favela Rocinha on 1 settembre 2012 at 21:15

Schiavi dell’antichità

In favela sono frequenti i problemi pratici dei quali la risoluzione richiede fatica fisica. È uno degli effetti dello stato di abbandono ai danni di questi agglomerati urbani scomposti e densi di umanità da parte dei Governi e degli altri uomini. Salta la corrente elettrica, i tubi dell’acqua perdono, sono necessari lavori di ristrutturazione in favore di aree di pubblica utilità; quale che sia il problema, sono agli abitanti a doversi arrangiare: nessuno accorre in loro aiuto. In alternativa c’è la rinuncia ai servizi di energia elettrica per esempio, o la convivenza con rivoli d’acqua e fogna che sgorgano dalla strada, misteriosi e improvvisi, stigmate di una terra abbandonata e martoriata. Così non è difficile trovare uomini come Toca, subito pronti a lavori di fatica, abituati a scattare dove ci sia la necessità senza proferire una parola.

Toca è l’autista di van (furgone) di fiducia della Onlus Il Sorriso dei miei Bimbi per servizi di trasporto delle donazioni: dalle valigie che arrivano dall’Italia con vestiti e regali per bimbi e giovani, fino a quelle più impegnative, che arrivano dalle aziende con sede a Rio, ad esempio donazioni di mobili provenienti da uffici in dismissione: armadi, scrivanie, sedie, lavagne. Uomo basso e tozzo, dalla pelle scura e dura, le braccia forti e la parlata stretta e veloce della favela, Toca è preciso e puntuale e va oltre ciò che strettamente gli si richiede: non si limita a guidare il van, che è l’attività per la quale è pagato, ma, se si tratta di fare un prelievo di mobili appunto, ti aiuta nel trasporto degli ingombranti e pesanti doni dagli uffici al van e poi, di ritorno, dal van alla scuola della Onlus. Ti aiuta concretamente e con passione, scegliendo sempre il mobile più pensante e, se il trasporto avviene in coppia e tu sei un bianco occidentale, ex-impiegato proveniente dalla vecchia Europa, insiste per lasciarti sempre la posizione più comoda e meno faticosa. Mentre tu rifletti, ad esempio sulle possibilità di far entrare quell’armadio nel furgoncino, Toca ha già piegato la schiena e lo sta sollevando; e l’armadio alla fine c’entra sempre, in un modo che prima non ti saresti immaginato. Quando il peso è al limite del sostenibile e i corridoi degli uffici sembrano non finire mai, quando faresti una pausa per recuperare la circolazione del sangue nelle mani, Toca procede senza fiatare e con le vene del collo tirate, fino all’arrivo. Dopo, abbandonato il peso, si lancia andare ad un ironico: “questo era pesante!”, e scoppia in una risata.

Toca è esponente ed erede del popolo povero e abbandonato, abituato a subire l’invasione, sia essa ad opera dell’europeo colonizzatore, della dittatura militare, del violento esercito del narcotraffico, o del violento e corrotto esercito della polizia militare ufficiale. Per costruirsi un tetto trasportano sulla schiena i sacchi di sabbia e i blocchi di mattoni, su per i vicoli in salita della favela; se ti trovi sul loro cammino, si fermano ed aspettano che tu passi, senza dire una parola, anche quando non ti accorgi subito di loro. Umanità povera e umiliata, ghettizzata, abituata a piegare la schiena in silenzio, in difesa della vita alla quale non rinuncia. Si avvicenda chi detiene il potere, chi comanda; a questo popolo resta la forza vitale e l’amore per la vita.

  1. Ci stai dando dentro con il blog, eh? 😉
    Ti leggo. Quando riesco. E ti ringrazio per il Buzzatismo lasciato dalle mie parti. Chissà se tornerai da questo lato del mare.

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  2. Mitico Toca, anche noi siamo stati trasportati più volte, dal grande piccolo uomo. Una foto del Van ci sarebbe stata. Grazie Marco per le tue chicche.

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    • Ola Fik! Di solito la finestra preferisce offrire immagini con le parole (o almeno ci prova), perché chi vi si affaccia non si sente portato per la fotografia, ma – hai ragione -, in questo caso ci sta: appena lo incrocio (di solito quando non lavora ammazza il tempo giù in passarella), ti farò avere una foto di lui a bordo della sua ammiraglia!

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