un impiegato in favela

Il sogno di un volo

In Lookman, l'uomo che guarda on 7 Maggio 2017 at 15:29

Di Lookman, Di Un impiegato in favela

sogno di un volo, la storia di lookman

C’era una volta un bimbo di sorprendente vitalità che, trotterellando per le strade sterrate e tra la folta vegetazione di un paese tropicale, si imbatté nella bottiglia sbagliata. La bottiglia conteneva un acido che si usa per fabbricare il sapone, ma era un acido. Un bruciore terribile, un dolore mai sentito prima. Il bimbo aveva cinque anni e viveva in una comunità che si trovava da qualche parte in un villaggio in mezzo alla foresta, in Sierra Leone. C’erano altri bambini, nel suo villaggio e in quelli attorno, in quest’area del mondo, che erano stati colpiti dal suo stesso flagello: dopo l’accidentale ingestione di soda caustica dovevano vivere con la bocca serrata, con compromesse capacità di comunicazione e nella necessità di alimentarsi con un tubicino allacciato allo stomaco, non potendo deglutire.

Lookman, come altri bambini con il suo stesso problema, prese ad essere curato nell’ospedale di un’organizzazione internazionale, Emergency, che lo tenne in vita per tre anni anche grazie al supporto del padre, che lo accompagnò ogni settimana per i controlli e per le cure. Lookman faceva ridere i dottori e gli infermieri e riusciva a spiegare ciò che voleva con gesti eleganti e la luce negli occhi. Passarono mesi e anni e molte cose accaddero in Sierra Leone: ci passò perfino una devastante epidemia. Nuovi amici vi giunsero e nella testa e nel cuore di molti di loro nacque un sogno: c’era una volta il sogno di un aereo che potesse accompagnare il bimbo in un altro luogo, un luogo dove nessuno conosceva il fenomeno della soda caustica che uccideva e feriva gravemente molti bambini, un luogo dove le cure erano possibili.

Il sogno cominciò a realizzarsi passo dopo passo, fino a che il bimbo, accompagnato dal padre, finì a bordo di un aereo. Quando Lookman, a 8 anni, arrivò a Milano a farsi curare presso varie strutture ospedaliere, gli stava succedendo già ciò che a molti bambini come lui succede: attorno all’apertura applicata allo stomaco per mangiare si stava sviluppando un’infezione che avrebbe potuto essere letale (è ovvio: nella maggior parte dei luoghi, in Sierra Leone, non c’è sistema fognario, non esistono le infrastrutture e i servizi che dovrebbero garantire il diritto all’igiene e alla salute). Cominciarono le cure. Fu risolta l’infezione. Prese a concretizzarsi il sogno di restituire a Lookman la parola e la possibilità di alimentarsi dalla bocca: “il maxillo-facciale apre la bocca, gli sistema la lingua; poi il chirurgo pediatrico prende un pezzo di colon e lo sostituisce all’esofago, il bimbo tornerà a deglutire, potrà mangiare dalla bocca, potremo chiudere il buchetto allo stomaco”. Intanto Lookman imparava a scrivere e a comprendere l’italiano e l’inglese (la sua lingua originaria era il Timni).

Non fu facile riaprire la bocca, i primi tentativi fallirono, ci provammo ancora, al secondo tentativo le cose andarono meglio, la bocca si aprì e si intravide la lingua, della quale però non si poté recuperare il movimento; si trovò il modo di recuperare un centimetro e mezzo di movimento della mandibola nonostante le articolazioni si rivelarono compromesse dall’acido e da tre anni di immobilità. Si proseguì, con altri sogni e altri aerei. Lookman si appassionò a Masha e orso, a Cars, a Nemo, all’Era glaciale, a Super-Wings, ad altri cartoni animati e a qualche film. Passò l’inverno, che peccato, senza concederci neanche la neve, a Milano: la stavamo aspettando, sarebbe stata la prima neve nella vita di Lookman e di papà Sulaiman. Purtroppo non tutti i sogni possono realizzarsi come vorresti.

Le ultime visite

Oggi sappiamo che non è possibile recuperare il movimento della lingua, quindi non è possibile ripristinare i meccanismi che consentono di deglutire. I tessuti dell’esofago sono come quelli della bocca, molto fragili a causa dell’acido e dell’immobilità. Sappiamo che se provassimo a trapiantare l’esofago col colon rischieremmo di non trovare tessuti solidi per allacciare il tutto, si metterebbe a rischio la vita del bambino e siccome la lingua non può muoversi, la deglutizione resterebbe comunque impossibile e i rischi risulterebbero vani perché in ogni caso dovremmo mantenere quel tubicino attraverso il quale oggi si alimenta. Su questo abbiamo raccolto diversi pareri medici e tutti confermano la stessa conclusione.

Per volare ancora

Quello che abbiamo fatto finora: abbiamo salvato la vita a Lookman arrestando il processo di debolezza e di infezione che stava subendo, gli abbiamo fatto sapere che esistono molti mondi e non solo uno (e forse questo, all’inverso, l’abbiamo fatto anche con noi stessi e con molti amici che sono stati vicini a Lookman e Sulaiman in questi mesi). Speriamo che questa consapevolezza acquisita lo porti ad avere speranza, e per esempio lo motivi a studiare, o meglio, a continuare a studiare, le lingue, la scrittura, magari per diventare dottore, come ogni tanto dice di voler fare, oppure qualcosa che abbia a che fare con gli aerei. Ah, dimenticavo: Lookman in questi mesi si è irrobustito ed è cresciuto della bellezza di quindici centimetri!! (In pratica il lui di luglio 2016 arrivava al collo del lui di adesso, di maggio 2017). Ma per questo noi non abbiamo fatto nulla: ha fatto tutto da solo.

Stiamo organizzando il ritorno a casa, dove la comunità di Lookman sta aspettando lui e il papà. Laggiù tornerà a farsi abbracciare dagli amici che lo seguivano prima e potrà raccontare ai suoi coetanei che cosa ha visto e che cosa ha vissuto. Magari uno di questi giorni organizzeremo un viaggio per andare a trovarlo perché anche lui ci mostri qualcosa di casa sua, il bello e il brutto di casa sua, così come noi abbiamo fatto con lui. Forse l’aereo vola più basso rispetto a qualche mese fa, ma pur sempre vola e di questo,  come nelle favole, quelle che cominciano con “c’era una volta”, possiamo vivere felici e contenti.

Questa favola non è finita proprio come speravamo, forse perché si tratta di una storia vera, che si è realizzata e continua a realizzarsi a cavallo di due mondi di solito molto distanti tra loro, oggi per un attimo ravvicinatisi, due mondi che fanno parte di un solo mondo.

A presto con altri racconti che sgorgheranno dalle emozioni del ritorno, e, credo, con un invito, l’invito a una festa alla quale sarà benvenuto chiunque vorrà abbracciare Lookman.

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