Da Finestra sulla terra, di Un ricercatore in favela
Ho sempre ammirato le formiche, creature ammirevoli, insetti sociali, instancabili lavoratrici. Disciplinate, operose, pazienti, trasportano in continuazione grossi carichi per rifornire del necessario il formicaio. Lavorano in gruppo, cooperano, collaborano, si aiutano, si spendono con dedizione per il bene comune. Spesso quando vado per sentieri sterrati qui in Sierra Leone ne vedo colonne lunghe. Ognuna porta il proprio carico, la merce che gli è stata assegnata. A volte questo carico è grande quasi quanto il loro corpo. Nonostante il peso camminano assieme con l’armonia e l’ordine di un’orchestra sifonica. Sono anche loro una componente della terra madre.
Lungo la strada sterrata tra le montagne attorno a Kabala (distretto di Koinadugu) incrocio Fatimata con le sorelle e le amiche.
Portano fasci di legna, in testa come si fa da queste parti. Camminano, ridono e scherzano. La strada è uno sterrato stretto e pieno di buche che si arrampica e scende ripetutamente sui panettoni granitici che caratterizzano la regione. Le raggiungo e mi fermo con la macchina a fianco a loro.
“Ciao Fatimata, cushe?”
“Non male, Sir, e tu?”
“Anche io bene, non c’è male. Dove andate?”
“Andiamo a vendere la legna, Sir.”
“Dove?”
“A Koromasilaya, Sir, dove c’è il mercato.”
“Dove sta Koromasilaya?”
“9 miglia, sempre dritto per questa via,”
“E una volta a Koromasilaya come tornate?”
“Quando abbiamo venduto torniamo, sempre a piedi, sempre per questa via.”
“A quanto la vendete la legna?”
“1000 Leones il fascio, Sir”.
Faccio due conti: in base al cambio attuale 1000 Leones sono circa 19 centesimi di euro. Al mercato cittadino qui con 1000 Leones acquisto una pagnotta, con 5500 Leones un piatto di riso condito con la zuppa di foglie di cassava (la specialità locale).
Auguro buona giornata. Mi salutano di nuovo col lo stesso sorriso con cui mi hanno accolto e riprendono il cammino tra risate e scherzi.
Lungo la stessa via sterrata e ripida incontro decine di altre persone, spesso donne, che trasportano ognuna qualcosa. Sempre in testa, qui si porta tutto sulla testa.
Chi secchi pieni di manghi, ananas e papaie…
…chi carichi di patate e foglie di cassava raccolte al campo.
Chi il figliolo. Chi il raccolto e la prole insieme.
Chi oltre il raccolto l’attrezzo di lavoro.
Chi il fratellino piccolo.
Qualcuno, come A.K.K., è troppo piccolo per trasportare qualcosa, perciò segue semplicemente i fratelli e porta con se il proprio giocattolo per divertirsi un po’ lungo il cammino.
Arrivo finalmente in città, al mercato dove la vita scorre più veloce e ritrovo tutte le merci che ho incrociato lungo la strada e che ho visto trasportate lentamente sulle teste delle persone.
E capita, in città, di trovare chi trasporta ancora di più. Per fortuna, questa volta, il peso non se lo carica sulla testa.

(immagine amichevole concessione di http://www.alessandrogandolfi.com/)