un impiegato in favela

Funk

In Finestra sulla favela Rocinha, Il popolo di Rocinha on 9 aprile 2014 at 02:30
baile funk favela

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Il funk è ovunque, è sempre, il funk è dentro di me, e me lo  sento vibrare nel sangue… Um tcha… tcha…um tcha tcha… il funk è fuori, mentre rimbomba sui tetti delle auto, per i vicoli di Rocinha. Il funk parla di me e della mia fidanzata e di quell’altra là; parla dei meninos, dei ragazzi, del nostro mondo, che ti piaccia o no; che tu proibisca il baile funky o una musicaUm tcha… tcha…um tcha tcha... il funk va avanti.

C’è il funk che dice che Hoje eu tô feliz, che oggi sono felice, che hoje eu tô contente, che oggi sono contento, che hoje eu vou fuder com uma buceta diferente, che oggi mi fotterò una fighetta differente…

…c’è il funk che dice che il Morro do Dendê é ruim de invadir, il Morro de Dendê è tosto da invadere, Pra subir aqui no morro até a BOPE treme, per salire qua sul Morro anche la BOPE trema, Não tem mole pro exército civil nem pra PM, non ce n’è per l’esercito né per la  polizia militare, Mais Morro Do Dendê Também é terra de Deus, ma il Morro di Dendê è anche questa una terra di Dio, dove vedi arrivare il ragazzo con un’AR15 e un altro da 12 in mano; e poi c’è la retroguardia con il Glock e due fratellini che vanno di 762, che sparano in alto per testare, la UZI ed il Winchester; è che sono banditi da sue soldi e nessuno lavora, di AK47 e nell’altra mano la mitraglia, ma se arrivano a invaderci i Tedeschi, non rimando a domani, la faccio finita, con la canaglia, e gli tiro un colpo di passione, perché questi Tedeschi sono tutti canaglie, e se non è questione di revolver, vado giù di manganellata, così finisco questo rap detonando una granata. PARAPARAPARA CLACK BUM!

Questo è il funk: parla di me, parla di noi, anche se noi, a dire il vero, non siamo mica tutti così, ma quando lo ascoltiamo, ci piace a tutti, perché è così che troviamo il modo di farti sapere a che ritmo viviamo, e ci sentiamo meno soli.

  1. La musica in Sud America è veramente l’espressione del popolo. Non costa nulla, tutti possono cantare e suonare. E’ democratica, incontrollabile, un mezzo di comunicazione incensurabile per cantare la felicità o la disperazione. Ascoltando le parole può sembrare spesso una “telenovelas” ma leggendo tra le righe ci si accorge di come, tra amori struggenti e tradimenti, la vita venga vissuta nel presente in quanto “del domani non v’è certezza” (come già diceva qualcuno, tanti anni fa).

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