un impiegato in favela

La strada del ratto bagnato: il percorso fantasy di Rocinha

In Finestra sulla favela Rocinha, Strade di Rocinha on 23 agosto 2012 at 01:26

David Bowie di Rocinha

La zona che prende il nome di rua do  rato molhado (la strada del ratto bagnato) parte da una traversa della rua 3. Il groviglio di vicoli, di muri e di scale scomposte, dagli scalini asimmetrici che ti vedi salire e scendere di fronte, sulla testa e sotto ai piedi mentre ne percorri un’altra, è parte di uno scenario di urbanizzazione abusiva e tollerata, parte di una favela, che  percorri circondato dal suono dello scrosciare di un fiume che ti pare quello di un ruscello di montagna fino a che non ti ci trovi sopra di un paio di metri, percorrendo un ponte largo tanto quanto basta per farci passare un adulto  o due o tre bambini, di cemento armato, con o senza protezione, o composto di un paio di travi di legno appoggiate una di fianco all’altra; su uno di questi ponti devi ritrovarti, per renderti conto che quello scrosciare viene da una fogna a cielo aperto. I rivoli che  la compongono partono dalla cima della collina, vengono rafforzati dalle perdite dei tubi che trovano lungo il loro corso, e alla fine si riversano in un canale nella bassa Rocinha, probabilmente per andare a morire in mare. Si tratta dell’unica forma di fogna esistente in favela e non copre che una porzione del territorio. A volte lo scorrere si fa più vorticoso per l’accumularsi di bottiglie di  plastica ed elettrodomestici e i topi si inerpicano tra questi ostacoli; a volte hai la sensazione che ti stia facendo una doccia, nella fogna, quando te la trovi che ti circonda e ti senti le gocce battere sulla fronte; ma è solo una sensazione: di solito le gocce vengono dai panni stesi o da un tubo di acqua che perde. I vicoli sono umidi, lo spessore delle awaianas mantiene i piedi a distanza dal liquido che scorre per terra.

Lungo il percorso della rua do  rato molhado, se ci passi con Barbara, può darsi che lei ti porti a conoscere le famiglie dei ragazzi che qui abitano e che ha seguito negli anni attraverso i progetti sociali da lei promossi.

Xangô (*) – un paio di decadi di età – sorride sempre ed è felice di invitare un gruppo di persone ad entrare in casa sua. Uno stretto corridoio all’ingresso porta ad una sala con divano e computer, al quale il ragazzo sta appiccicato per dissimulare l’imbarazzo causato dalla timidezza e per scorgere le ultime  notizie provenienti da facebook; ci resta attaccato durante quasi tutta la conversazione. Fornisce agli ospiti gli ultimi aggiornamenti sui suoi fratelli, restando appoggiato alla sedia e rivelando così una cicatrice sul braccio spessa due dita, che parte dal gomito e gli arriva al polso; l’avambraccio gli  si piega leggermente in un punto tra il polso e il  gomito, facendo sporgere sotto la pelle la punta dell’osso spezzato, in un punto nel quale infatti non sei abituato a vedere tali discontinuità. La ferita risale all’infanzia: da bimbo si è precipitato da un tetto.

Xangô  non sa che per questa antica ferita e questa attuale deformazione può ricevere cure e un risarcimento: è sufficiente recarsi ad un centro per la salute portando i documenti con le analisi del tempo della caduta e quant’altro. Non lo sa e ascolta indifferente: non sa di avere dei diritti e non afferra il concetto stesso di diritto. Suo fratello è stato vittima di una caduta simile alla sua e si è fratturato il cranio. Sono sopravvissuti entrambi, le ferite si sono rimarginiate e sono andati avanti a vivere, senza perdere il sorriso. La sorella è incinta un figlio, il fratello è in giro; di padri ce n’è più di uno e nessuno di loro si trova in casa in questo momento, la mamma non c’è perché è a lavoro.

Nel corso della rua do rato molhado i panni sono stesi sui muri, i ragazzi telefonano seduti sugli  scalini umidi davanti all’uscio di casa, perché dentro il cellulare non prende. Proseguendo, arrivi ad una strettoia: il tronco di un albero da una parte, un muro di cemento dall’altra; scavalchi le spesse radici dell’albero e ti trovi su una terrazza larga, che  è anche il tetto della casa sotto ai tuoi piedi. Alle tue spalle ti sei lasciato un albero alto trenta metri, il più grande di Rocinha, e di fronte a te la vista si apre su un vasto strapiombo sul quale si sviluppano altre baracche e che  si incastra nel ruscello di fogna, che qui si è ormai allargato a fiume. Mentre il cielo comincia ad imbrunire e l’umidità a creare foschia in mezzo ai vicoli, le lampadine ad costellarla di luci ad intermittenza bianche, gialle e arancioni, l’atmosfera è quella di un film fantasy; il cielo si è aperto all’improvviso, i balconi delle case che si affacciano al dirupo sono pericolanti, i bimbi sui tetti fanno volare gli aquiloni. Mentre scavalcavi le radici dell’albero più grande della favela Rocinha, dall’altra parte ti aspettavi di trovarci il David Bowie di Labyrinth o qualche personaggio de La Storia Infinita.

Prosegui ancora, ma senza incontrare alcun personaggio di alcun film fantasy: in un’altra casa di amici, luccicante e ordinata, sei stordito dalla bellezza di una meraviglia di bimba nera, con i riccioli lunghi e il sorriso; ha diciott’anni e ti mostra il suo neonato, bello e sorridente; così come la sorella, più giovane, ne ha avuto un altro. Il fratello, da quando era piccolo, lo chiamano  Preto (nero); l’altro fratello l’hanno sempre chiamato Branco (Bianco); i due uomini di casa sono gemelli eterozigoti: uno bianco e uno nero. La mamma dei ragazzi e delle ragazze, ora nonna, non è in casa, è a lavoro.

(*) n.d.a. Quando questo blog racconta storie di vita intime come in questo caso, i nomi delle persone sono inventati.. anzi, sono presi da una canzone che parla di favelas; le storie raccontate restano reali.

  1. […] qui parte l’intreccio di vicoli che prende il nome di rua do  rato malhado (la strada del ratto bagnato). Ma questa è un’altra storia. Vota:Share this:TwitterFacebookLike […]

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  2. […] una casa dove passa un rivolo di fogna sul pavimento; eppure lo sai che in rua um, in rua tres, nel beco do  rato molhado, qualcuno in questo momento sta vivendo in queste condizioni. Così chiudi le finestre e le porte. […]

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  3. […] vedi in rua tres, o in rua quatro, come in rua um, e nei vicoli che si avvicendano a partire dal beco do rato molhado per finire in roupa suja passando dalla rua dois; una barriera di grande umanità ha attraversato […]

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